Pasquetta col serra

Ciao a tutti,
come accade sempre da quando in famiglia siamo diventati in 3, anche quest’anno abbiamo deciso di passare le vacanze di pasqua nella villetta al mare di mio suocero, il bambino respira un pò di aria buona, può correre e giocare all’aperto finchè vuole senza l’assillo del traffico, noi ci possiamo rilassare un pò e io ho anche la possibilità  di andare a pesca; lo spot non è dei più pescosi, anzi invero è un pochino avaro, ma ho imparato a conoscerlo e la cena riesco a rimediarla con buona cadenza.
Quest’anno la voglia di entrare in acqua non è tanta anche perchè sono reduce da un brutto mal di gola che mi ha costretto a una terapia antibiotica che mi ha tagliato le gambe e ancor prima ho collezionato una poco invidiabile serie di cappotti. Sabato sera stanco del viaggio non ho voglia di fare il tramonto, decido quindi per l’albata del giorno di Pasqua. Nella notte però imperversa un temporale che mi fa desistere da tale proposito. Il pranzo di Pasqua poi certamente non consente di fare il tramonto, quindi anche domenica sfila via così. Ma siccome mi scoccia aver preparato e portato tutta l’attrezzatura appresso per non entrare neanche in acqua decido per la mattina del giorno di pasquetta. Consultato il meteo e le tavole di marea, decido di evitarmi la levataccia e opto per un’uscitina comoda alle 9.00 per fare un paio d’orette fin verso le 12.00. La speranza è di incrociare qualche oratina, ma fin dai primi tuffi vago nel deserto più totale, solo saragotti grandi quanto una medaglietta o poco più, niente di sparabile insomma. Però non demordo, per esperienza so che è preferibile rimanere concentrati perchè l’occasione per svoltare la giornata spesso arriva all’improvviso e bisogna essere pronti a coglierla o si rischia di mangiarsi le mani. E difatti all’ennesimo aspetto ecco comparire un testone al limitare del mio orizzonte visivo, viene diritto verso di me, mi ha certamente percepito, mi basta spostare di un niente il mio S@b€r 100 per allineare la punta dell’asta e aspettare che sia a tiro. Quando è a circa 3 metri da me rallenta e inizia a cambiare l’angolo di attacco, evidentemente è abbastanza vicino e vuol mettersi di fianco per osservarmi col sole alle spalle e capire se sono un’occasione alimentare o un possibile pericolo. Non gliene do il tempo, premo il grilletto e l’asta da 7 mm. spinta dal doppio S45 (nuovo di pacca la prima volta che lo caricavo) va a infilarsi sotto l’occhio destro per sbucare al centro del fianco sinistro. Mentre risalgo ne osservo la rabbiosa reazione, è insagolato e decido di lasciarlo sfogare un pò, nonostante la trazione della sagola da una parte e il peso dell’asta dall’altra riesce a uscire più volte dall’acqua tenendosi su con la forza della pinna caudale, dopo il suo ennesimo tentativo di fuga verso il cielo approfitto di un momento di stanca lo afferro velocemente per la coda con la destra , lo tiro verso di me e gli infilo la sinistra fra le branchie, a quel punto è mio, prendo lo stiletto è glielo affondo nel cranio ponendo rapidamente fine alle sue sofferenze. Lo appendo in plancetta, me lo rimiro un pò e decido che per oggi basta, posso anche uscire.

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