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The Apneist.
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9 Luglio 2009 alle 9:28 #134834
dnlzmp
PartecipanteConsidero le pinne allo stesso livello di un qualsiasi strumento di sicurezza, senza le pinne si rischierebbe di rimanere sul fondo, specie a grandi profondità .
Ora mi chiedo, perchè i produttori di pinne non devono essere certificati?
Perchè se un sub muore perchè si è rotta una pinna la responsabilità non ricade sul produttore?
Perchè se un sub muore perchè le pinne che ha comprato lo fanno muovere come un bradipo con un dispendio di energie enorme il produttore non ne è responsabile?
Chi produce pinne che studi ha fatto sul progetto della pala che propone?
Quali produttori sanno fornire dati e spiegazioni tecnicamente e scientificamente valide relativamente alla costruzione delle loro pinne per farci capire che forse con le loro pinne non rischiamo di morire sul fondo?
Sarebbe interessante un confronto tecnico asciutto tra le varie pale prima dell’acquisto.
Certo che se i produttori invece di elogiare le caratteristiche tecniche delle loro pinne per pubblicizzarle scrivono frasi del tipo “I prodotti sono destinati ad un pubblico giovane, attento ai dettagli, alla tecnica ed al design” forse chi acquista non sta poi tanto attento alla vere caratteristiche della pinna ma è più attento agli adesivi utilizzati per colorarla…9 Luglio 2009 alle 11:39 #134835H2O
Partecipante@dnlzmp wrote:
Considero le pinne allo stesso livello di un qualsiasi strumento di sicurezza, senza le pinne si rischierebbe di rimanere sul fondo, specie a grandi profondità .
Ora mi chiedo, perchè i produttori di pinne non devono essere certificati?
Perchè se un sub muore perchè si è rotta una pinna la responsabilità non ricade sul produttore?
Perchè se un sub muore perchè le pinne che ha comprato lo fanno muovere come un bradipo con un dispendio di energie enorme il produttore non ne è responsabile?
Chi produce pinne che studi ha fatto sul progetto della pala che propone?
Quali produttori sanno fornire dati e spiegazioni tecnicamente e scientificamente valide relativamente alla costruzione delle loro pinne per farci capire che forse con le loro pinne non rischiamo di morire sul fondo?
Sarebbe interessante un confronto tecnico asciutto tra le varie pale prima dell’acquisto.
Certo che se i produttori invece di elogiare le caratteristiche tecniche delle loro pinne per pubblicizzarle scrivono frasi del tipo “I prodotti sono destinati ad un pubblico giovane, attento ai dettagli, alla tecnica ed al design” forse chi acquista non sta poi tanto attento alla vere caratteristiche della pinna ma è più attento agli adesivi utilizzati per colorarla…Interessante l’argomento!
– Considero le pinne semplicemente un mezzo di locomozione acquatico (di superficie o subacqueo); considero il fattore sicurezza maggiormente legato alle caratteristiche fisiche (struttura fisica, preparazione atletica) e tecniche (acquaticità , formazione, consapevolezza, stato mentale) dell’apneista e non al tipo di pinne in quanto la gestione di un’emergenza puo’ avvenire in maniera diversa (in base a quanto sopra) a parità di pinne indossate. Il rischio di rimanere a grandi profondità senza le pinne dipende dalla variabile apneista….o meglio, quali consideri tu grandi profondità ?…. ognuno di noi ha un concetto personale di grande profondità in base alle proprie caratteristiche ed ai propri mezzi utilizzati per raggiungerle, quindi non trovo calzante il riferimento.
– Esistono aziende produttrici certificate ma mi risulta che non esista una certificazione/omologazione per tipo di pinna; solo per le gare di nuoto pinnato esistono dei modelli di pinne consentite ed omologate dall’organo ufficiale preposto, la Cmas (si tratta comunque di pinne standard in plastica (corte) che fanno parte della produzione di serie delle varie Case che hanno ottenuto l’omologazione. L’omologazione in tal senso è comunque finalizzata all’uniformità di caratteristiche prestazionali.
– Se un sub muore perchè si è rotta una pinna è giusto secondo me che la responsabilità non debba ricadere sul produttore….come del resto chi fa incidenti in auto perchè va troppo veloce. Ritengo che nella formazione tecnica (personale o tramite corsi) di ciascun apneista si debbano prevedere anche esercizi di pinneggiata con una sola pinna o con pinne di diverso tipo (comprese pinne corte da snorkeling), e cosi faccio!
– Non mi risultano casi di incidenti mortali avvenuti a causa di pinne “che fanno muovere come un bradipo” “con un dispendio di energie enorme”….ripeto: non esiste la pinna ideale ma la pinne ideale conformata alle caratteristiche tecniche/atletiche dell’apneista (e ogni apneista è diverso dall’altro).
– Esistono tuttavia prodotti piu’ o meno performanti di altri per caratteristiche tecniche (reattività materiali, adattabilità , elasticità , ecc, ecc), caratteristiche che fanno di gran lunga preferire un prodotto rispetto ad altri in termini di resa apneistica (ottimizzazione del rapporto sforzo/rendimento) o velocistica (cronometro).
– Chi produce pinne non so che studi abbia fatto sul progetto della pala che propone e non so nemmeno quali produttori (secondo me veramente pochi o rari) sappiano effettivamente fornire dati e spiegazioni tecnicamente e scientificamente valide, anche perchè le variabili in gioco (utilizzatore) potrebbero essere ampie …. che mi risulta sembrerebbe che prima della commercializzazione di un prodotto lo stesso venga dato in prova ad apneisti e/o pescatori per testarne e modificarne nel caso le caratteristiche ma spesso (parere del tutto personale) i prodotti vengono semplicemente “usati” senza una vera e propria “analisi”.
Purtroppo (o per fortuna) oggigiorno ci troviamo di fronte ad una iperproduzione di materiale di ogni tipo (maschere, pinne, fucili, ecc, ecc), proposto dalle varie aziende con slogan commerciali spesso fuorvianti che creano grande confusione tra gli utilizzatori. Ricordo ad esempio nei primi anni 80 quanto le scelte e discussioni in argomento pinne da apnea top vertevano solo su pochi modelli, con l’uscita delle famose Cressi Rondine Gara (prima erano Rondine L), Sporasub Dessault, JB Escaplez….e stop! E tanti pinneggiavano con queste pinne, cercando di imparare a pinneggiare piuttosto che pensare o meno all’ineguatezza del prodotto….ma oggi è meglio, c’è tutto…ma non bisogna secondo me dimenticare che rimane importante saper pinneggiare o allenarsi a pinneggiare.
– Un confronto tecnico “asciutto” tra le varie pale prima dell’acquisto non è detto che sia efficace poi in acqua, oltretutto parli di pale e considererei invece importante anche la scarpetta o l’omogeneità dell’insieme (che è poi secondo me ad esempio uno dei punti di debolezza delle nuove pinne Cressi Gara Professional di cui ho già espresso la mia opinione su altro topic).
– I link che hai postato li ho letti e li considero di grande pregio, notando tra l’altro accenni con l’utilizzo delle pinne nel nuoto pinnato, disciplina che pratico e che considero un buon campo di prova e sperimentazione dell’efficacia di pinne e monopinne, senza tuttavia dimenticare che l’applicazione in ambito apneistico possa prevedere delle varianti.9 Luglio 2009 alle 11:54 #134836dnlzmp
Partecipante@H2O wrote:
– Se un sub muore perchè si è rotta una pinna è giusto secondo me che la responsabilità non debba ricadere sul produttore….come del resto chi fa incidenti in auto perchè va troppo veloce.
Rispondo solo a questo punto per ora perchè sono imepgnato e non ho molto tempo.
Se il guidatore muore per eccesso di velocità la casa produttrice non deve pagare, se muore per un cedimento da attribuirsi ad un cattivo assemblaggio, ad un difetto strutturale e/o progettuale, la casa produttrice è responsabile eccome.
Allora le case produttrici di pinne dovrebbero mettere dei diclaimer che reciteranno “non ci assumiamo responsabilità in caso di rottura delle pale”
Ora torno a lavoro e con più calma risponderò al resto…che rottura di pale il lavoro…
😀 😀 😀9 Luglio 2009 alle 13:34 #134837H2O
Partecipante@dnlzmp wrote:
@H2O wrote:
– Se un sub muore perchè si è rotta una pinna è giusto secondo me che la responsabilità non debba ricadere sul produttore….come del resto chi fa incidenti in auto perchè va troppo veloce.
Rispondo solo a questo punto per ora perchè sono imepgnato e non ho molto tempo.
Se il guidatore muore per eccesso di velocità la casa produttrice non deve pagare, se muore per un cedimento da attribuirsi ad un cattivo assemblaggio, ad un difetto strutturale e/o progettuale, la casa produttrice è responsabile eccome.
Allora le case produttrici di pinne dovrebbero mettere dei diclaimer che reciteranno “non ci assumiamo responsabilità in caso di rottura delle pale”
Ora torno a lavoro e con più calma risponderò al resto…che rottura di pale il lavoro…
😀 😀 😀Mah….mi sembrano argomentazioni poco significative! …. in argomento pinne, forse tu conosci le statistiche meglio di me….quanti apneisti all’anno muoiono per la rottura di una pinna a causa di cattivo assemblaggio o difetto strutturale?….e poi, quante pinne si rompono all’anno a causa di difetti progettuali? …. e non piuttosto a causa dell’usura o di urti improvvisi dati dall’utilizzo?
Che io sappia:
– le pinne in plastica a fusione unica rimangono nel tempo praticamente indistruttibili tranne accusare normalissimi cedimenti dopo anni per effetto dell’usura;
– vi sono stati sporadici casi di rottura di pale (tipo ice della omer e C4 in carbonio, anche tipo le prime Mustang)….ma quanti morti hanno prodotto? … e poi, se qualcuno pensa che la propria vita possa essere messa a repentaglio unicamente dalla rottura di una pala, le soluzioni potrebbero essere:
– acquistare solo pinne in plastica monoblocco;
– immergersi in apnea e/o pescare a quote operative che consentano la gestione dell’emergenza in completa sicurezza;
– allenarsi adeguatamente per acquisire completa padronanza di movimento in acqua anche senza una pinna o addirittura senza pinne.Questa è una parte della pubblicazione di ApneaMagazine sulla gara di Campionato Italiano di JumpBlue di Noli del 5 luglio:
“Tra i maschi il solito “Alieno†Michele Tomasi che conquista il titolo con 147,77 (sebbene al termine della competizione ci ha confidato che sperava in qualcosa di più). Secondo Gaspare Battaglia che nonostante la rottura della scarpetta della sua mono ha percorso 135,44 metri, segno evidente che di fiato ne ha da vendere. Sul terzo gradino del podio Giuliano Marchi con 132,67 mentre quarto l’ottimo Andrea Vitturini con 128,00 metri.”
…..cosa doveva succedere, la tragedia? ….penso che purtroppo siano altri i problemi che possano creare incidenti veri, senza necessariamente dover raggiungere quote significative ed incorrere nella rottura di una pala….spesso invece, purtroppo, si dimentica il “fattore sicurezza”, “il sistema di coppia”, “la consapevolezza” , ecc, ecc.
9 Luglio 2009 alle 13:43 #134838Fulvio57
Partecipante…Sbaglio, probabilmente, ma mi sembra si tratti di percorsi lineari e non in profondità . Daniele sostiene, a ragione, che, se di difetti strutturali si tratta, è la casa produttrice a risponderne.
9 Luglio 2009 alle 13:50 #134839H2O
Partecipante@Fulvio57 wrote:
…Sbaglio, probabilmente, ma mi sembra si tratti di percorsi lineari e non in profondità . Daniele sostiene, a ragione, che, se di difetti strutturali si tratta, è la casa produttrice a risponderne.
Si lineari, ad una quota costante stabilita…ed il ritorno, dopo quelle quote di percorrenza rimane comunque significativo.
Mi risulta che le case rispondano dei difetti strutturali, sostituendo la pala o il prodotto difettoso.9 Luglio 2009 alle 13:56 #134840Lefa
Partecipante@dnlzmp wrote:
Considero le pinne allo stesso livello di un qualsiasi strumento di sicurezza, senza le pinne si rischierebbe di rimanere sul fondo, specie a grandi profondità .
Ora mi chiedo, perchè i produttori di pinne non devono essere certificati?
Perchè se un sub muore perchè si è rotta una pinna la responsabilità non ricade sul produttore?
Perchè se un sub muore perchè le pinne che ha comprato lo fanno muovere come un bradipo con un dispendio di energie enorme il produttore non ne è responsabile?
Chi produce pinne che studi ha fatto sul progetto della pala che propone?
Quali produttori sanno fornire dati e spiegazioni tecnicamente e scientificamente valide relativamente alla costruzione delle loro pinne per farci capire che forse con le loro pinne non rischiamo di morire sul fondo?
Sarebbe interessante un confronto tecnico asciutto tra le varie pale prima dell’acquisto.
Certo che se i produttori invece di elogiare le caratteristiche tecniche delle loro pinne per pubblicizzarle scrivono frasi del tipo “I prodotti sono destinati ad un pubblico giovane, attento ai dettagli, alla tecnica ed al design” forse chi acquista non sta poi tanto attento alla vere caratteristiche della pinna ma è più attento agli adesivi utilizzati per colorarla…Stra-quo-to!
E’ bene che chi vende determinati prodotti si assuma le proprie responsabilità , soprattutto in un settore come la lavorazione del carbonio, dove la qualità della produzione può essere discontinua!9 Luglio 2009 alle 14:03 #134841Willy
Partecipante@Lefa wrote:
@dnlzmp wrote:
Considero le pinne allo stesso livello di un qualsiasi strumento di sicurezza, senza le pinne si rischierebbe di rimanere sul fondo, specie a grandi profondità .
Ora mi chiedo, perchè i produttori di pinne non devono essere certificati?
Perchè se un sub muore perchè si è rotta una pinna la responsabilità non ricade sul produttore?
Perchè se un sub muore perchè le pinne che ha comprato lo fanno muovere come un bradipo con un dispendio di energie enorme il produttore non ne è responsabile?
Chi produce pinne che studi ha fatto sul progetto della pala che propone?
Quali produttori sanno fornire dati e spiegazioni tecnicamente e scientificamente valide relativamente alla costruzione delle loro pinne per farci capire che forse con le loro pinne non rischiamo di morire sul fondo?
Sarebbe interessante un confronto tecnico asciutto tra le varie pale prima dell’acquisto.
Certo che se i produttori invece di elogiare le caratteristiche tecniche delle loro pinne per pubblicizzarle scrivono frasi del tipo “I prodotti sono destinati ad un pubblico giovane, attento ai dettagli, alla tecnica ed al design” forse chi acquista non sta poi tanto attento alla vere caratteristiche della pinna ma è più attento agli adesivi utilizzati per colorarla…Stra-quo-to!
E’ bene che chi vende determinati prodotti si assuma le proprie responsabilità , soprattutto in un settore come la lavorazione del carbonio, dove la qualità della produzione può essere discontinua!credo che sia parecchio difficile che gli stampi creino dei difetti…ma se percaso dovesse accadere, i difetti strutturali del pezzo in carbonio sono talmente evidenti che la società (se seria) blocca la pala al 1° controllo qualità ..
9 Luglio 2009 alle 14:03 #134842The Apneist
PartecipanteHo letto varie recensioni fatta da persone che non hanno interessi economici verso C4, e sembra hce le pale nuove create sfruttando il nuovo TENAX-R (infrangibile) siano davvero molto valide, ottima spinta e da quello che mi è stato detto si pone al top delle pinne in tecnopolimero.
Oltretutto mi hanno assicurato che il modello 2009 che ho comprato è completamente diverso per materiali rispetto alle vecchie nere/mou..
Detto questo spero non mi deluderanno..9 Luglio 2009 alle 14:31 #134843Lefa
Partecipante@Willy wrote:
credo che sia parecchio difficile che gli stampi creino dei difetti…ma se percaso dovesse accadere, i difetti strutturali del pezzo in carbonio sono talmente evidenti che la società (se seria) blocca la pala al 1° controllo qualità ..
Non è una questione di stampo (che per le pinne è un pezzo semplicissimo che deve solo dare l’inclinazione, la sagomatura è a taglio) bensì di tutti i processi (parzialmente manuali) che compongono la creazione.
In particolare, la polimerizazzione in autoclave non và sempre per il meglio, le fibre dei tessuti vanno stratificate ad arte (differenze di pochi cm possono sbilanciare tuto e creare il difetto) e vanno inoltre disposte in modo da creare le desiderate caratteristiche meccaniche, sempre a mano.
La quantità di resina che impregna il tessuto non può essere fatta dall’azienda, sarebbe troppo difficle ricreare sempre il perfetto equilibrio, quandi si usano fogli pre impregnati ma non polimerizzati (prepreg), che devono essere conservati al fredddissimo e si deteriorano molto facilmente.
Le condizioni ambientali, durante la produzione, devono essere costanti, cambiamenti di temperatura, umidità e pressione possono pregiudicare il lavoro (anche solo una minuscola bollicina intrappolata fra gli strati può fare il patatrak).
Insomma, non è come stampare a iniezione il manico di un coltello, ci sono molte variabili nell’equazione.
Pensa che la Cressi (non la pincopanco) ha rinunciato a produrre pale in carbonio proprio per la difficoltà nell’ottenere una produzione costante.9 Luglio 2009 alle 14:35 #134844Fulvio57
Partecipante@H2O wrote:
@Fulvio57 wrote:
…Sbaglio, probabilmente, ma mi sembra si tratti di percorsi lineari e non in profondità . Daniele sostiene, a ragione, che, se di difetti strutturali si tratta, è la casa produttrice a risponderne.
Si lineari, ad una quota costante stabilita…ed il ritorno, dopo quelle quote di percorrenza rimane comunque significativo.
Mi risulta che le case rispondano dei difetti strutturali, sostituendo la pala o il prodotto difettoso.…Un conto è venir su da 2mt se ti si schianta una pala, una altra cosa è farlo da -20.
….Se me le sostituiscono poi nella bara, giuro….. mi incazzo !!!9 Luglio 2009 alle 14:43 #134845Willy
Partecipante@Lefa wrote:
@Willy wrote:
credo che sia parecchio difficile che gli stampi creino dei difetti…ma se percaso dovesse accadere, i difetti strutturali del pezzo in carbonio sono talmente evidenti che la società (se seria) blocca la pala al 1° controllo qualità ..
Non è una questione di stampo (che per le pinne è un pezzo semplicissimo che deve solo dare l’inclinazione, la sagomatura è a taglio) bensì di tutti i processi (parzialmente manuali) che compongono la creazione.
In particolare, la polimerizazzione in autoclave non và sempre per il meglio, le fibre dei tessuti vanno stratificate ad arte (differenze di pochi cm possono sbilanciare tuto e creare il difetto) e vanno inoltre disposte in modo da creare le desiderate caratteristiche meccaniche, sempre a mano.
La quantità di resina che impregna il tessuto non può essere fatta dall’azienda, sarebbe troppo difficle ricreare sempre il perfetto equilibrio, quandi si usano fogli pre impregnati ma non polimerizzati (prepreg), che devono essere conservati al fredddissimo e si deteriorano molto facilmente.
Le condizioni ambientali, durante la produzione, devono essere costanti, cambiamenti di temperatura, umidità e pressione possono pregiudicare il lavoro (anche solo una minuscola bollicina intrappolata fra gli strati può fare il patatrak).
Insomma, non è come stampare a iniezione il manico di un coltello, ci sono molte variabili nell’equazione.
Pensa che la Cressi (non la pincopanco) ha rinunciato a produrre pale in carbonio proprio per la difficoltà nell’ottenere una produzione costante.Capisco…non pensavo che fosse cosi complicato questo processo…(diciamo che quando l’ho visto in tv il processo è stato sfoltito parecchio 😳 )
comunque almeno dei controlli di qualità a campione o totali(tutto dipende dalla qualità della produzione) li ritengo piu che importanti al fine di offrire al pubblico un prodotto a regola d’arte9 Luglio 2009 alle 14:50 #134846H2O
Partecipante@Fulvio57 wrote:
@H2O wrote:
@Fulvio57 wrote:
…Sbaglio, probabilmente, ma mi sembra si tratti di percorsi lineari e non in profondità . Daniele sostiene, a ragione, che, se di difetti strutturali si tratta, è la casa produttrice a risponderne.
Si lineari, ad una quota costante stabilita…ed il ritorno, dopo quelle quote di percorrenza rimane comunque significativo.
Mi risulta che le case rispondano dei difetti strutturali, sostituendo la pala o il prodotto difettoso.…Un conto è venir su da 2mt se ti si schianta una pala, una altra cosa è farlo da -20.
….Se me le sostituiscono poi nella bara, giuro….. mi incazzo !!!Io proverei ad allenarmi a risalire da -20 con una pinna sola ….. 😀
9 Luglio 2009 alle 14:51 #134847Lefa
PartecipanteSenz’altro, importantissimi, però immagina se a causa di un processo del quale si riesce difficilmente a controllare le variabili (se ci si riesce è frutto di esperienza e lavoro duro) una ditta dovessee produrre un tot di pinne, poi nei test di qualità riscontrare un numero troppo elevato di pezzi difettati, che dovrebbe fare?
– fornire un prodotto discontinuo e caro abbastanza da tollerare i pezzi difettosi (succede)
– cambiare metodologia di produzione (mi pare ci siano 3 modi di fare pale in carbonio)
– smettere di produrleIo non sono esperto in questo campo, mi piacerebbe sapere in una produzione tipo quanti pezzi vengono scartati, magari scopriamo perchè determinate pale costano un’esagerazione.
Io a pensarmi a -20 con una pala sola, un po’ mi caco..
9 Luglio 2009 alle 15:06 #134848Fulvio57
Partecipante…. Non mi piacerebbe dover provare il cagotto di dover risalire con una pinna solo. Penso neanche a te, e non dirmi che ci provi in piscina 😀
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