Nella pesca in caduta, un aspetto che assume un’importanza fondamentale è l’avvistamento della preda dalla superficie. A tale scopo è necessario effettuare delle planate a mezz’acqua per avere una buona visione globale del fondale ed avere così la possibilità di scorgere la preda più facilmente.
Effettuare delle planate a mezz’acqua ha inoltre un altro vantaggio: infatti una volta avvistata la preda, la discesa sarà molto più silenziosa, non essendo viziata dalla capovolta.
Una volta avvistata la preda, cercheremo di scendere sulla sua verticale cercando di mantenerci sempre nel cono d’ombra della visuale del pesce che, disorientato, effettuerà dei piccoli cambi di direzione per cercare di controllarci con uno o l’altro occhio.
Questa tecnica di pesca al giorni d’oggi non offre grandi probabilità di successo, ed è spesso lasciata come “ultima opzione”. Infatti nella pesca in caduta entrano in gioco tante variabili che possono compromettere il buon esito della cattura.
Prima di tutto, la piombatura: se si è troppo piombati, si corre il rischio di essere troppo veloci nella discesa, correndo il rischio di mettere in fuga il pesce prima di portarlo a tiro.
Un altro fattore da tenere in considerazione è che in in questo tipo di pesca il pesce ci vede ed si rende presto conto che le nostre attenzioni sono rivolte su di lui, rendendolo nervoso e pronto alla fuga.
La fase di tiro in questo tipo di pesca è molto complicata, in quanto il pesce offre un bersaglio ridotto, essendo quasi sempre sparato da dietro. Inoltre i cambi di direzione sono sempre più frequenti durante l’avvicinamento ed è necessario prendere la mira con cautela, anticipando il prossimo movimento della preda.
Questo tipo di pesca è ormai praticato solo in situazioni eccezionali. Spesso una variante preferita di questa tecnica prevede di lasciarsi scendere sul fondo lontano dal pesce, per terminare la cattura in un aspetto o agguato.